CATTURATO IN VOLO: LA STORIA DI GAETANO MASTRODICASA

©️ IWM (CM 5296)
I Bristol Beaufighters dello squadrone n. 252 della RAF con sede a El Magrun, in Libia, entrano a bassa quota per attaccare la base di idrovolanti italiana a Préveza, in Grecia. In primo piano è ormeggiato un idrovolante Cant Z.501

Nel fascicolo di Mastrodicasa Gaetano, conservato presso l’Archivio dell’Ufficio storico dell’Aeronautica militare, nel Verbale d’interrogatorio compilato dalla Commissione per l’interrogatorio del personale della R. Aeronautica reduce dalla prigionia, Mastrodicasa dichiara di essere caduto prigioniero nel “Mare Ionio”.

Tutto ebbe inizio quando un aereo inglese venne fatto decollare da Malta (un Bristol Beaufort del 217° squadrone) alla ricerca di una nave da rifornimento italiana che navigava a sud della Grecia. Quando i piloti inglesi avvistarono la nave italiana, iniziarono a colpirla con dei siluri. A quel punto la contraerea italiana iniziò a rispondere all’attacco per proteggere la nave: l’aereo inglese precipitò in mare aperto e l’equipaggio inglese scelse di lanciarsi. Mentre gli inglesi cercavano di mettersi in salvo su un gommone d’emergenza, dalla base della Regia Aeronautica di Préveza, sulla costa greca, venne fatto decollare un Idrovolante Cant Z 506 della 139ª squadriglia, incaricato della ricerca dei sopravvissuti.

“Il giorno 28 luglio 1942 un apparecchio della 139ª squadriglia R. M. da me allora interinalmente comandata, salvava a mare e riportava all’aeroporto […] l’equipaggio di un aerosilurante inglese”

Dopo aver localizzato i resti del velivolo inglese, furono tratti in salvo quattro militari: il tenente Edward Strever, dell’aeronautica sudafricana, il suo navigatore inglese, l’ufficiale pilota William Martin Dunsmore e due neozelandesi, i sergenti John Wilkinson e Alexander Brown, il primo operatore radio e il secondo un artigliere.

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Furono portati in aereo al porto di Préveza, a Corfù; ma dato che la base della squadriglia italiana, essendo troppo piccola non aveva uno spazio adatto alla loro permanenza, si decise per il loro trasferimento e ne fu incaricato il tenente Gaetano Mastrodicasa; che decise di attrezzare un Cant Z 506 per trasportare i prigionieri all’Idroscalo di Taranto. 

“Non potendo tenere i quattro prigionieri in aeroporto […] decisi di portare il giorno dopo i prigionieri a Taranto approfittando di un apparecchio che doveva appunto andare a Taranto per revisione motori.”

L’equipaggio italiano, oltre al pilota tenente Mastrodicasa, era composto dal maresciallo copilota Armando Ghifari, dal sergente maggiore Losi Trento e dall’aviere scelto Antonio Schisano (operatore radio). Inoltre, era presente anche il vicebrigadiere Giulio Scarcella, incaricato di sorvegliare i prigionieri.

“La custodia dei prigionieri in volo venne affidata al Vice Brigadiere […]

A metà circa della navigazione (tra Corfù e Capo S. Maria di Leuca) per sopravvenute formazioni temporalesche […] mi concentrai maggiormente nel pilotaggio.”

Nel frattempo i prigionieri riuscirono a prendere il controllo dell’idrovolante italiano e a dirottarlo verso Malta. 

All’improvviso sentii battermi sulla spalla e voltandomi vidi il pilota inglese che puntandomi una pistola contro mi intimava di alzarmi dal posto di pilotaggio – venni quindi portato dietro e legato.

Da quanto poi ho saputo, e mi è stato riferito anche a Malta dagli inglesi stessi il Vice Brigadiere che era a custodia dei prigionieri ebbe un improvviso malore (causato dal volo) e i prigionieri accortisi di ciò si lanciarono improvvisamente su di lui e lo disarmarono.”

Quando il Cant Z 506 apparve sui radar di Malta, quattro Supermarine Spitfire furono fatti decollare per intercettare l’aereo non identificato, che quando lo avvistarono, lo attaccarono. 

A quel punto “venni slegato e rimesso al mio posto” 

L’ufficiale pilota William Martin Dunsmore si tolse anche il giubbotto bianco e iniziò a sventolarlo freneticamente fuori dal finestrino della cabina di pilotaggio, in segno di resa, ma i colpi non smisero e Mastrodicasa fu costretto ad ammarare sulla superficie del mare. 

“non cessò il fuoco sino a quando l’aereo non ammarrò e fu fermo”

Scesi dal velivolo, Mastrodicasa e il suo equipaggio furono arrestati. 

Il 14 agosto 1942 furono portati da Malta a Gibilterra con un convoglio inglese e, infine, giunsero nel campo di prigionia di Monticello, in Arkansas, dal quale Gaetano Mastrodicasa venne rimpatriato solo il 6 ottobre del 1945.

Articolo a cura di Annalisa Bertani

FONTI

Fonti d’archivio

Archivio dell’Ufficio storico dell’Aeronautica militare, Commissione centrale per i prigionieri di guerra MDA, fasc. 3182

Bibliografia

Sitografia

Sammut Jeffrey, How an Italian plane was hijacked and flown to Malta in 1942, articolo pubblicato sul sito timesofmalta.com consultato il 19/4/2024

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