EMILIO VITTANI: UNA VITA IN VOLO

© collezione privata Famiglia Castelli Guzzardo – Questa immagine è protetta da copyright
Il capitano Emilio Vittani in procinto di salire su un Breda Ba.44

Emilio Vittani nacque a Como il 13 aprile 1900, iniziò la sua carriera militare durante la Grande Guerra come soldato volontario a soli diciassette anni e l’1 giugno 1920 iniziò la sua vita in volo:

  • conseguì il brevetto di pilota d’aeroplano presso lo Scalo di Cascina Costa
  • fu ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento piloti d’aeroplano
  • il 16 luglio 1922 fu trasferito definitivamente nell’Aeronautica e venne destinato al Comando Scuola aviatori di Capua, dove ottenne la nomina di pilota militare il 9 novembre 1922.

Alle prime abilitazioni ne seguirono tante altre: al termine della carriera arrivò ad accumularne una dozzina, fra le quali, l’abilitazione al Ro.1, il biplano monomotore che utilizzò nelle operazioni coloniali di ricognizione nel Deserto Libico e l’abilitazione al Ca.101, trimotore monoplano ad ala alta, che ottenne in seguito alle missioni esplorative effettuate per la definizione dei confini sud-orientali della Cirenaica, a sud del Gebel el-Auenàt.

Solo dal 1920 al 1940, Vittani accumulò un totale di 2048.49 ore di volo.

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Inoltre grazie al suo Libretto Caratteristico dei Voli, che contiene la registrazione completa della sua attività di pilota, impressiona leggere quante furono solo le ore inerenti le esercitazioni di navigazione oltre i 500km, in 24 ore, da lui effettuate e annotate dal 27 luglio 1932 all’1 ottobre 1936: quasi quattrocento ore di volo!

Durante la sua carriera, Vittani fu impegnato anche a supporto della famosa missione geotopografica organizzata dall’Istituto Geografico Militare di Firenze, per il rilevamento geografico della regione a sud dell’oasi di Cufra; fu il primo pilota italiano a sorvolare, il 13 novembre 1932, con un Ro.1 dotato di serbatoi supplementari, l’altopiano del Gilf Kebir in territorio egiziano e a compiere ricognizioni sul Gebel el-Auenàt.

Di quella missione segreta, durata più di sette ore di volo e rimasta sconosciuta sino all’anno 2015, è conservata copia della sua relazione presso la Royal Geographical Society a Londra: bottino di guerra trafugato dagli archivi italiani durante l’occupazione dell’oasi di Cufra da parte delle forze anglo-francesi nel 1941.

Le numerose ore in volo di Vittani, stupiscono ancora di più, se si pensa a come avvenivano i voli a quei tempi: erano necessari molta abilità e coraggio per pilotare un biplano monomotore su regioni desertiche inesplorate, prive di riferimenti cartografici, volando a vista e fidandosi solo della bussola e, di solito, anche senza radio a bordo, potendo contare solo sui propri compagni che volavano su un secondo velivolo.

Non stupisce, quindi, che per la sua intensa attività di ricognizione sul deserto, il 21 aprile 1934 Vittani fu insignito del titolo di Cavaliere della Corona d’Italia e poco dopo fu nominato Cavaliere nell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia e gli venne conferita la Medaglia d’Oro di Lunga Navigazione, che veniva assegnata a chi aveva compiuto almeno 20 anni di servizio aeronavigante.

Vittani smise di volare solo nel periodo in cui fu fatto prigioniero: il 6 aprile del 1941, infatti, venne catturato dagli inglesi ad Addis Abeba e fu trasferito nella località di Berbera, nel Somaliland; mentre il 12 aprile 1941 divenne un prigioniero in Kenia: prima al campo di Mombasa (Mackinnon Road), poi al campo n. 352 di Naivaschia, al campo n. 356 di Eldoret, al n. 358 di Makindu, ed infine al campo n. 365 di Londiani.

Dato il suo precario stato di salute, dovuto al grave colpo di calore ch’ebbe nel giugno 1940, allo scoppio della guerra, mentre allestiva il campo di volo “K14”, nei pressi di Assab (un luogo con condizioni climatiche estreme), il primo giugno 1943 venne rimpatriato sulla nave-ospedale inglese Talamba e l’8 giugno giunse in condizioni critiche a Bari, dove fu ricoverato immediatamente nell’ospedale militare della città. 

A causa della precaria assistenza medica ricevuta durante la prigionia, le sue condizioni di salute si aggravarono; divenuto “grande invalido di guerra”, venne collocato in congedo definitivo. Successivamente fu promosso Colonnello e venne iscritto nel Ruolo d’onore dell’Arma Aeronautica – Ruolo naviganti.

Il suo rimpatrio travagliato non fermò il forte interesse per l’aviazione e i progressi della tecnologia aeronautica, tanto che progettò e costruì due modelli d’aeroplano.

Vittani morì il 22 aprile 1957 e l’epitaffio sulla cartolina funebre non poteva che riportare questa frase: “Ardito e sprezzante del pericolo … Pilota eccezionale”.

Durante la sua attività di volo, Vittani sviluppò anche una grande passione per la fotografia, con la quale documentò molte delle sue missioni; oggi straordinari documenti fotografici di eccezionale valore storico.

 Articolo a cura di Michele Soffiantini e Annalisa Bertani 

FONTI

Fonti d’archivio

Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, Libretti Personali e Libretti Caratteristici dei Voli, «Emilio VITTANI» (ad nomen)

Bibliografia

Chiarvetto Roberto – Menardi Noguera Alessandro – Soffiantini Michele, In volo su Zerzura, Roma, Edizioni Rivista Aeronautica, 2015

Chiarvetto Roberto – Soffiantini Michele, A sud del Tropico del Cancro, Roma, Edizioni Rivista Aeronautica, 2022

Sitografia

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